COSE CHE CI SONO e vediamo ad occhi chiusi

Passi.
Passi per finire, per andare, per ritornare. Passi per cadere, per ricominciare, per fermarsi. Il passo di quando c'è qualcuno dietro di te. Di quando c'è un'ombra che è la tua ma che non riconosci. Di quando vedi una fotografia della scuola e non ti trovi più. Di quando dai le spalle e le spalle diventano lavagne per gli sguardi degli altri, che ci scrivono cose, che la graffiano con le unghie e ti rimane polvere, polvere addosso, polvere che scivola via, polvere che cade.
Che cade.
Cade.
Che cade come cadono i tuoi passi. Come cade la prima goccia di pioggia. Come cade un quadro che ha retto sulla stessa parete per mesi, per anni. Come cade il tappo dello spumante di capodanno. Come cade la foglia, la prima, di ottobre. Come cade la fetta biscottata dal lato della marmellata. Come cade l'acqua dalla pentola in cui cuoci la pasta. Come cade il termometro e ci sono sfere di mercurio ovunque. Come cade il petalo. Come cadi in quel momento in cui devi camminare, in quel momento in cui perdi l'equilibrio per un attimo quando devi farne un altro, di passo.
Di passi.







Ci sono dei momenti.
Quei momenti che.
Quelli che non sai.
Momenti che sembrano esser lì da sempre, ad aspettarti. Momenti che durano secoli.
Ci sono quelle cose che ti parlano in un lingua che non comprendi ma che capisci benissimo. Quei momenti in cui di notte, al buio, senza vedersi, senza vedere le bugie e le verità, si fanno le promesse più grandi. Quei momenti in cui la tua casa è piccola e non contiene tutto quello che hai dentro e in certi altri invece ti ci perdi. Quel momento esatto in cui i lampioni si accendono per strada, che non è ancora sera e non è più pomeriggio. Quel momento che l'alba è uguale al tramonto e puoi scegliere chi sei e dove vuoi andare. Basta non avere l'orologio. Quel momento che accetti le cose che non possono cambiare.
E guardare. Guardare il mare viola.







Il cielo d'inverno.
Il freddo.
Il bianco.
La neve che vorresti e quella che non arriva.
Il sorriso dei genitori.
Il pranzo col fratello.
Stazioni.
Treni e valigie.
Panini piccanti e mare d'inverno.
Un amore. Come la neve in Puglia, raro. Leggero. Pulito. Impalpabile eppure capace di coprire tutto, tutto lo sporco che c'è nel mondo.
Tu.





Le strade quando è primavera si accorciano, secondo me.
E anche la strada da casa mia al market sembrava brevissima.
La mia spesa anche oggi sembra quella di una bambina di 5 anni: latte, cacao, pasta dalla forma strana, un quaderno giallo, cioccolato con il cocco.
Mi metto in fila. La mia è come al solito quella più lenta, sempre quella col cassiere che chiacchiera troppo o con la signora che non riconosce le monetine.
Avanti a me c'è un signore alto e un po' storto, con tante rughe, come a fargli ricordare tutte le mattine dei momenti in cui ha sorriso in gioventù.
Parlava con un ragazzino, minuscolo. Diceva:"L'ho amata per quasi 50 anni."
La moglie. E' lei ed è bellissimo.
E poi continua:"Avrei tanto voluto che lo sapesse."
Sensazioni che non ti spieghi, come quella di quando è primavera, che l'aria sembra abbia le bollicine, che sei emozionato e commosso. E' stato doloroso, ma dolce. Piccolo e fatto male, come certe cose importanti e sgangherate.






"Ce la prendiamo col destino che ci ha fatto nascere qua e non là, perché con qualcuno ce la dobbiamo prendere. 
Perché non c'è niente di peggio del pensiero che, partendo da presupposti diversi, le cose sarebbero andate allo stesso modo."
(cit.)




"E' una di quelle cose che è meglio se non ci pensi, se no ci esci matto.
Quando cade un quadro. Quando ti svegli, un mattino, e non la ami più. Quando apri un giornale e leggi che è scoppiata la guerra. Quando vedi un treno e pensi io devo andarmene da qui. Quando ti guardi allo specchio e ti accorgi che sei vecchio."
A. Baricco, Novecento